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soros10Meno di due settimane fa il Primo Ministro turco Erdogan dichiarava di prevedere una rapida caduta del regime di Assad in Siria, ad opera dei “ribelli”. La dichiarazione era in linea con l’atteggiamento ostile verso Assad tenuto dal governo turco in tutta la crisi siriana; ma lanciarsi in auspici così plateali rappresentava sicuramente una chiusura a qualsiasi possibilità di interlocuzione con un avversario presentato come politicamente già morto.
Il fatto che in questi giorni sia invece proprio Erdogan a veder messa in questione la propria legittimità politica dalle manifestazioni di piazza, rappresenta qualcosa di più di un’ironia del destino, ma potrebbe configurarsi come una logica conseguenza della politica anti-Assad. Ogni teatro di guerra tende ad esportare la propria instabilità ai Paesi vicini, e ciò non avviene per un semplice “contagio”, ma per il fatto che spesso la posizione di “alleato” si dimostra più insidiosa di quella di nemico.
Riguardo alle…

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Farfalle e trincee

a chi proviene dalla peculiare realtà dei nati negli anni Settanta: incomprensibile a chiunque sia nato prima o dopo (Matteo Zola)

Ieri fu la Grecia, oggi la Turchia, domani non si sa. Siamo sempre pronti a lanciarci in proclami per esaltare chi si oppone. Ma chi sono quelle persone in strada? Cosa vogliono? Contro chi protestano? Non importa, si oppongono e questo ci basta.

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